Massimo Moratti non crede alla buonafede degli arbitri. Dopo la sconfitta contro l’Atalanta per 3-4, rimonta subita a San Siro dal 3-1, il presidente nerazzurro si sfoga all’uscita dallo stadio con parole durissime e difficilmente giustificabili. C’è sintonia fra il massimo dirigente e l’allenatore Andrea Stramaccioni, il “complotto” contro l’Inter è in pieno svolgimento, il rigore concesso per il veniale mani di Samuel su Denis conferma oscuri sospetti della società nerazzurra, evidentemente convinta di essere deliberatamente danneggiata dagli arbitri. Accuse gravissime che mettono in evidenza l’isteria del momento che sta vivendo un’Inter che vede fortemente a rischio la possibilità di qualificarsi per la prossima Champions League.

Le parole del presidente non sono equivocabili: “Non ci danno rigori da 20 o 21 partite, statisticamente impossibile. Poi te ne danno contro inesistenti e si parla di buona fede. Io non ci credo“. L’affermazione è surreale, soprattutto se si guarda ai precedenti. Ventuno partite senza un calcio di rigore a favore non significano proprio nulla, anche statisticamente. Lo dovrebbe sapere bene proprio Moratti che con la sua Inter, a cavallo fra l’ultima stagione con in panchina Roberto Mancini e la prima con lo Special One Mourinho non si vide fischiare un calcio di rigore a sfavore per 53 giornate consecutive. Sì, avete capito bene, poco meno di due campionati consecutivi senza vedere un avversario avere il privilegio di battere un penalty.

Come si spiegava “statisticamente” quell’incredibile serie? Chissà. Gli esempi non finiscono qui. Il Napoli domenica scorsa ha subito il primo calcio di rigore contro (quello fischiato in favore del Torino) quasi 365 giorni dopo l’ultimo che risaliva all’aprile 2012 in una partita contro la Lazio. Manca ancora, si è perso il conto, il rigore contro i partenopei al San Paolo, l’ultimo va fatto risalire a più di 3 anni fa. Le 53 giornate senza rigore dell’Inter di Moratti figlio sono poi nulla se confrontate alle 100 partite consecutive senza rigore dell’Inter di Moratti padre, dal 1964 al 1967.

Nella scorsa stagione, nonostante la distanza in classifica, l’Inter ebbe 11 calci di rigore in favore (come il Catania) mentre la Juventus campione d’Italia se ne vide fischiare soltanto 4 con una serie di partite senza massime punizioni di 19 partite. I rigori, per vincere, contano fino ad un certo punto. Nella stagione 1993/94 il Milan degli invincibili di Fabio Capello conquistò lo Scudetto senza godere nemmeno di un rigore a favore (ne fu fischiato uno contro la Cremonese, Costacurta lo sbagliò), tolto quell’episodio i rossoneri giocarono 47 partite senza un gol su rigore se si considera anche il periodo successivo. Eppure, guarda un po’, si laureò campione d’Italia. Inutile girarci attorno, lo scrivevamo prima di conoscere il “Moratti – pensiero”:

Il calcio non era diventato “pulito” dopo Calciopoli? Eliminato Moggi il problema non era stato risolto? Oppure vogliamo sostenere che gli arbitri sbagliano in buonafede finché vince l’Inter per poi tornare diabolicamente in malafede quando questa si ritrova a -21 dalla vetta, -8 dal terzo posto e con 11 sconfitte su 31 partite?

Dunque è così. “Statisticamente” per Moratti la buonafede arbitrale si spegne e si accende a seconda se l’Inter vinca o meno.

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ultimo aggiornamento: 07-04-2013


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